La mastoplastica additiva consiste nell’inserimento di protesi al di sotto della ghiandola o più profondamente al di sotto del muscolo pettorale; vanno quindi chiarite le specifiche indicazioni a queste due varianti di tecnica, che non devono dipendere dalle preferenze di un chirurgo rispetto ad un altro, né dalla richiesta della paziente, ma che sono strettamente legate alle varianti anatomiche del seno in oggetto:
1) Mastoplastica retroghiandolare: ideale quando lo spessore delle pliche cutanee nei quadranti superiori ed inferiori della mammella è di almeno un paio di cm: in caso contrario si avrebbe una maggiore visibilità e palpabilità della protesi.
2) Mastoplastica retropettorale: necessaria quando lo spessore della cute e del grasso che ricoprono la mammella sono scarsi (plica cutanea di 1 cm o poco più) e quando la paziente richieda un volume del seno importante.
Un altro fondamentale dettaglio che ogni paziente dovrebbe conoscere è la distanza del capezzolo dal giugulo (la fossetta presente tra le due estremità centrali delle clavicole): se questa distanza si mantiene attorno ai 21-22 cm, con il capezzolo ancora ben proiettato, esiste una buona indicazione al semplice inserimento di una protesi, ma qualora questa distanza aumenti con una conseguente ed evidente discesa della mammella, si dovrà associare una Mastopessi (intervento di sollevamento della mammella e del complesso areola – capezzolo).
Nella maggioranza dei casi la mastoplastica Additiva viene eseguita in anestesia generale, ma nella nostra equipe, in caso di Mastoplastica retroghiandolare, la paziente può scegliere, se lo desidera, di sottoporsi all’intervento in anestesia locale con sedazione.
Le incisioni che noi pratichiamo sono quelle nascoste nel bordo inferiore dell’areola e in certi casi, ove necessario (areole troppo piccole o una particolare preferenza della paziente) quella nel solco posto al di sotto del seno.
Le protesi utilizzate sono molte e di diverse tipologie, forma e proiezione; solo il chirurgo potrà consigliare quella più adatta al caso specifico, ma è bene che la paziente richieda di conoscere quale “marca” di protesi sarà scelta per lei: una semplice ricerca su Internet permetterà di identificare i nomi delle principali e più sicure Ditte costruttrici di protesi.
Per concludere, un doveroso cenno va riservato all’unica valida alternativa chirurgica all’impianto protesico nella esecuzione di una mastoplastica additiva: il Lipofilling, o inserto di grasso autologo. Si tratta di una ormai sperimentata metodica di prelievo di tessuto adiposo dalla stessa paziente, con un suo particolare trattamento e immediato inserimento sottoghiandolare e sottocutaneo a mezzo di specifiche e sottili cannule; non richiede le classiche incisioni chirurgiche né scollamenti ed è ideale per aumenti moderati all’insegna della più completa naturalezza e nella ricostruzione mammaria conseguente a mastectomia; trattandosi di metodica complessa e tuttora dibattuta nella comunità scientifica internazionale, si rimanda per informazioni dettagliate allo specifico capitolo del Lipofilling.